“La Lettera del Diavolo”

Monastero_Palma_Montechiarodi Romina Malizia

Esistono misteri che non riescono ad essere svelati e celano il vero significato da secoli. In questo caso abbiamo materialmente una lettera scritta in un linguaggio incomprensibile non traducibile, inviata ad una suora e da quanto si evince scritta dal “Diavolo” nel 1676 circa. Indipendentemente dai giudizi e dalle deduzioni che possiamo trarre nessuno può darci la certezza della natura di questa missiva e quale significato abbia in realtà. Possiamo soltanto prendere in considerazione l’avvenimento come spunto di riflessione.

http://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_del_Diavolo

La Lettera del Diavolo è una missiva scritta in caratteri incomprensibili, custodita nel Monastero di clausura di Palma di Montechiaro (Agrigento).

Secondo alcuni quella in possesso del Monastero sarebbe una copia, mentre l’originale si troverebbe nell’archivio della Cattedrale di Agrigento, inserita in un manoscritto che racconta la vita della suora protagonista dell’episodio.

Si narra che questa lettera fosse stata ricevuta da una suora benedettina del convento, suor Maria Crocifissa della Concezione (Isabella Tomasi), per tentarla. La lettera era stata consegnata alla suora dal Demonio in persona, che le chiese di firmarla. Suor Crocifissa, avendo compreso il contenuto della lettera, vi scrisse invece solo «ohimè».

Di questa lettera, sul cui significato gli studiosi si sono arrovellati invano, dal momento che la lingua usata non è nessuna di quelle conosciute – sebbene alcune parole sembrino greche e arabe – parla lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo Il Gattopardo. Questi, essendo andato nel 1955 a visitare il monastero, ne fu a tal punto colpito da inserire nel romanzo l’episodio, celando la figura della sua antenata suor Crocifissa, che ne fu protagonista, nel personaggio della “beata Corbera”.

Suor Maria Crocifissa (1645-1697) era sorella di san Giuseppe Tomasi, dell’ordine dei Teatini; fu dichiarata Venerabile da papa Pio VI, ed è sepolta nel monastero.

La Lettera del Diavolo ha ispirato un romanzo di Sergio Campailla.

http://www.laltraagrigento.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3808:qla-lettera-del-diavolo-e-ad-agrigentoq-di-margherita-arancio&catid=68:misteri&Itemid=492

LetteraDiavolo

Un giorno lontanissimo arrivo’ ad Agrigento un uomo molto bello, elegante e dall’aria di gran signore. Gli Agrigentini lo ammiravano e gli portavano rispetto, lui era molto cordiale, perche’ il birbante voleva conquistare una giovane ragazza.

Il nobiluomo s’innamoro’ perdutamente di una fanciulla di nome Isabella (al secolo Principessa Isabella Tomasi di Lampedusa, Suor Maria del Crocifisso, antenata dell’autore del Gattopardo) un bocciolo, bella e fresca come una rosa . Ma OHIME nelle vesti di quel gentiluomo si celava il “diavolo” che cercava di conquistare la giovane con offerte di grandi tesori.

Ella, davanti a quell’uomo provava molto fascino, ma avvertiva qualche cosa che la impauriva e la faceva allontanare, perche’ Dio era in lei. Il maledetto, infuriato dai continui dinieghi della vergine, decise di mandarle una “lettera“ molto insidiosa e le scrisse: “leghiamo, in una sola anima, le nostre due anime e il mondo sarà nostro”.

Questa e tante altre proposte scrisse il diavolo alla povera ragazza che non ebbe piu’ pace perche’ sentiva di amarlo ma voleva fuggire,voleva credergli ma una voce misteriosa le sussurrava di non credergli anzi di scappare da lui.

Il giorno seguente alla lettera, la Madonna ando’ in sogno a Isabella e le disse: ”so quanto soffri, prega e consegna quella epistola al tuo confessore e sarai salva“.

Al risveglio la fanciulla piu’ serena e libera esegui’ il consiglio, lo stesso giorno consegno’ la lettera nelle mani del servo di Dio che la dono’ al Vescovo( 1676). Fu conservata nei forzieri della Cattedrale di Agrigento, i caratteri e la grafica sono incomprensibili e sembrano appartenere ad una lingua sconosciuta. Le sole cose leggibili per noi sono la data 11 agosto 1676 e la parola “OHIME’” (nella foto “la lettera del diavolo”).

Nelle stesse casseforti sono custoditi due preziosi cofanetti Bizantini, del XII secolo, in smalto azzurro e oro. (Si tratta di due reliquiari di cui uno contiene un braccio del Beato Matteo Cimarra). La ragazza fu salva e il maledetto torno’ nel suo buio regno, la lettera rimane a testimoniare la luce di Dio contro le tenebre.

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