Lo Spartito del “Diavolo”. Abbazia di Santa Maria di Lucedio

Spartito del Diavolo

Spartito del Diavolo

di Romina Malizia

In ogni storia, leggenda, tradizione popolare possiamo carpire una parte di verità anche se velata o nascosta come ricordava Vladimir Propp nel volume “Le radici storiche dei racconti di fate”. Purtroppo è scontato incappare in “false notizie” quando non si ha la possibilità di risalire a testimonianze e fonti sicure, come asseriva il grande storico Marc Block, oppure avere fatti alterati dal passaparola. La soluzione è conciliare entrambe le situazioni, trovare una mediazione prendendo in considerazione la notizia in modo critico, ma di certo non bisogna dare per scontato che sia totalmente vero o falso. In questo caso l’argomento trattato è particolare, indipendentemente dal fatto che io sia credente o meno non bisogna partire prevenuti con il solito scetticismo idiota ostentato e la volontà di spiegare tutto con la scienza. La leggenda è legata all’Abbazia di Santa Maria di Lucedio (provincia di Vercelli) ed alla Chiesetta della Madonna delle Vigne. L’atmosfera medievale che si respira entrando nei cortili, nel refettorio e, soprattutto, nell’aula capitolare, sta verosimilmente alla base delle numerose leggende ambientate in quest’abbazia. Le leggende parlano di cripte segrete, di salme mummificate di abati seduti su dei troni disposti a cerchio, di fiumi sotterranei e di una colonna che “piange” a causa degli orrori di cui sarebbe stata silente testimone. Un’altra leggenda non è ambientata nell’abbazia, ma nella vicina chiesetta della Madonna delle Vigne. Nell’aula circolare della chiesa c’è un dipinto raffigurante un organo a canne presso il quale è riportato uno spartito che è stato chiamato “spartito del diavolo”. Questo perché – secondo la leggenda – suonando lo spartito dentro la chiesa al contrario, ovvero da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto, si evoca il diavolo all’interno della chiesa. Suonando la frase musicale in senso normale il diavolo viene nuovamente intrappolato nelle segrete dell’abbazia. L’11 maggio 2010, è andato in onda un servizio su questo caso all’interno del programma Mistero con il sopralluogo di Marco Berry.

Lucedio e lo spartito del Diavolo

Ancora oggi, a distanza di una decina di anni, molti curiosi mi chiedono dello Spartito del Diavolo di Lucedio.

Occorre riassumere brevemente queste leggende, che ho trattato negli ultimi 10 o 15 anni molte volte, su diverse testate, alcune riprese anche dall’amico Lodovico Ellena nel suo “Misteri“.

Si racconta che nel 1684 venne evocata una presenza malvagia, nei pressi di un vicino cimitero, a metà strada tra l’abbazia di Lucedio e la Grangia di Darola. Gli incantatori che operarono la magia persero il controllo del demone che, per farla breve, si impossessò delle menti degli abati di Lucedio.

Essi, votati al demonio, diedero inizio ad un periodo di soprusi, abusando del potere spirituale e temporale del quale erano investiti. Da questa base nacque il mito, ad esempio, della “colonna che piange”, ancora oggi visibile all’interno della Sala Capitolare.

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Abbazia di Lucedio

Periodo che durò 100 anni, quando il Papa, nel 1784 mandò un “esorcista” da Roma, che, dopo aver affrontato e vinto il maligno, lo rinchiuse nelle cripte dell’abbazia, facendo deporre le mummie degli abati su dei seggi disposti a cerchio, a protezione della presenza malvagia.

L’abbazia venne secolarizzata ed i monaci dispersi. La leggenda prosegue. Come ulteriore garanzia dell’incarcerazione del demone, venne composta una musica, conosciuta come “Spartito del Diavolo”. Un brano che, secondo i racconti popolari, avrebbe avuto proprietà magiche ed esoteriche.

spartitomaledetto

Suonato in un verso avrebbe rafforzato il sigillo di protezione, in senso contrario, avrebbe liberato il demone.

Nel 1999 vagavo in zona scattando fotografie per documentare i monumenti di interesse artistico e culturale che, a mio avviso, erano a rischio, per sensibilizzarne il recupero e la valorizzazione. Fu così che mi ritrovai all’interno del vicino Santuario di Madonna delle Vigne, all’epoca abbandonato a se stesso, avvolto da rampicati e soggetto a poco salubri infiltrazioni di acqua piovana.

Madonna delle Vigne

Madonna delle Vigne

Notai, sopra il portone di accesso, un affresco, che, tra le altre cose, rappresentava un organo a canne ed uno spartito. All’epoca non ero ancora a conoscenza della leggenda dello “Spartito del Diavolo”, fotografai il tutto e me ne dimenticai.

Solo dopo aver raccolto diverse testimonianze in merito a questa leggenda mi posi il quesito. Che lo spartito che tanti curiosi, ricercatori e storici avevano cercato in forma cartacea, non fosse invece quello affrescato nel vicino santuario?

Contattai quindi la dott.ssa Paola Briccarello, studiosa di musica antica e liturgica. Le affidai il compito di capire se quelle note potevano avere qualche legame con la leggenda. Dopo poco tempo mi fece sapere che quel pentagramma conteneva delle stranezze.

Riporto alcuni concetti, rimandando i dettagli al suo studio. Tramite un sistema di sostituzione di note con le lettere, simile ad una cifratura, comparivano chiaramente tre parole: DIO, FEDE, ABBAZIA.

Singolare e, oserei dire, non casuale.

Inoltre mi spiegò che i tre accordi iniziali erano tipicamente accordi di chiusura, ovvero adoperati al termine, e non all’inizio, di un brano. Un po’ come se fosse stato dipinto al contrario.

http://www.teses.net/news/lucedio-e-lo-spartito-del-diavolo/

LO SPARTITO MALEDETTO

Avete mai sentito parlare del Principato di Lucedio? No? Allora questa è la recensione adatta a voi, misteriosa quanto macabra. Ci troviamo in Piemonte, in una piccola cittadina vicino Vercelli , il Principato di Lucedio ,di origine medievale, al centro di questo piccolo paese vi è l”abbazia di santa Maria di Lucedio circondata da leggende terrificanti. Si narra che all”interno delle sue mura e nel vicino cimitero vennero compiuti atti impuri e malefici di ogni tipo in primis dagli stessi monaci cistercensi che la costruirono nel lontano 1120 circa.Secondo un documento storico datato del 1684 il diavolo in persona era solito entrare nei sogni delle novizie domenicane per tentarle e sempre riusciva nel suo intento anche con gli stessi monaci a cui inviava delle “diavolesse” per attirare la loro attenzione ed indurli a compiere: torture, vizi, atti di pedofilia e crudeltà varie ma sappiamo come nel medioevo la chiesa giustificasse tali atti come mezzo dello strumento diabolico di satana, ovviamente soltanto per chi faceva parte del clero! Giunte tali notizie alle orecchie del Papa e vedendo egli stesso tali orrori decise di chiudere l”edificio…dal quel momento tutto rimase celato agli occhi del popolo fino ai giorni nostri.

Abbazia di Lucedio

Abbazia di Lucedio

Oggi sappiamo per certo grazie agli studi compiuti e analizzati dal gruppo TESES ( team sperimentale esplorazione sotterranei) che l”abbazia celava una sala dove venivano eseguite le condanne, si presenta come un”ampia aula ad arcate con un affresco che rappresenta Gesù in croce agonizzante, esattamente in questo punto vi era un trono girato dove un monaco voltando le spalle ai condannati impugnava nelle mani un crocifisso che muoveva in senso affermativo o negativo secondo appositi movimenti per impartire il giudizio finale, si può notare che tra le tante colonne se ne percepisce una diversa dalle altre, umida e di colore giallastro, viene chiamata “colonna piangente”, la leggenda dice che in seguito a tutte quelle ingiustizie compiute nel nome di Dio la colonna iniziò a piangere. Vagando nei sotteranei abbiamo la vista di numerose prigioni anticamente affrescate anch”esse ma e sopratutto un labirinto di cunicoli di centinaia di km che attraversano tutta la cittadina e quelle adiacenti il Principato grazie ad un fiume sotteraneo che conduce inoltre ad alcune grotte inesplorate, ed infine vorrei ricordare che la pianta dell”abbazia è si disegnata come tutte gli edifici sacri dell”epoca, ovvero a forma di croce, ma ha una piccola imprecisione, la porta d”ingresso è situata a sud invece che al nord, ciò vale a dire che il risultato è quello di una croce rovesciata. Ancora oggi fenomeni paranormali avvolgono l”abbazia, è insolito notare come la nebbia al calar del Sole circondi solo tale zona o come il fantasma di un monaco si aggiri per le strade non avendo timore di essere avvistato da alcuni contadini che ne confermano l”esistenza.  Il tutto è ovviamente contornato di magia, una magia che invade questa volta le note musicali vediamo perchè…

Colonna Pianto

Colonna Pianto

In seguito a tali avvenimenti un monaco tra i tanti, l”unico incorrotto decise di ricorrere ad un rimedio non proprio cattolico ma che sicuramente a quei tempi ( forse anche ai nostri) avrebbe funzionato. Si incamminò nel bosco ( strada comunemente conosciuta come “Trino Vercellese”) dove si trova una chiesa, oggi sconsacrata nonchè abbandonata: Chiesa della Madonna delle Vigne. Affrescò nell”atrio principale sulla parete Nord uno spartito di tre righe dove dipinse una melodia che avrebbe incatenato per sempre nei sotterranei dell”abbazia principale il demone. Tale melodia presentataci come sigillo magico è in grado di incatenare il demone se suonata da sinistra verso destra e dall”alto verso il basso, ma talvolta di liberarlo se suonata contrariamente quindi da destra verso sinistra e dal basso verso l”alto.

Grazie alla Dott.sa Paola Briccarello , studiosa di spartiti e musica antica, siamo riusciti a decifrare tale melodia e a riprodurla. La stessa dottoressa però non ha mai provato a suonarla in prima persona dentro l”antica abbazia e badare bene l”abbazia principale ,non nella chiesetta dove è posto l”affresco, sempre meglio, credenze o no, mantenere una certa scaramanzia a riguardo. Nel pentagramma ,ci spiega la dottoressa, sono presenti dei tranelli ovvero delle note in più , tra le righe, che hanno significati simbolici ; Dio, nella prima, Fede, nella seconda e Chiesa nella terza, ovviamente i posti varieranno a seconda della procedura della melodia maledetta. La completa sonorità è in genere usata nei finali di spartiti, sembra una chiusura, invece a quanto sembra la faccia della verità di tale magia è bivalente, da una parte è chiusura, incatenamento dall”altra liberazione e quindi un nuovo inizio. Il nome che venne dato a questo emblema musicale fu ovviamente legato al demonio e quindi ribattezzato come : ” Lo spartito del Diavolo”.

Oggi la piccola chiesetta è meta di vagabondi, curiosi e perchè no fanatici del satanismo. Purtroppo ,aggiungerei, nel corso del tempo troppi fatti furono legati al satanismo la stessa musica Metal viene da molti considerata una strana possessione! Aimè molti rimangono legati alle loro idee e lungi da me una tale opinione io continuo ad ascoltare questo stile musicale! In ogni caso è davvero terrificante essere a conoscenza che in un piccolo paese come questo siano successe tante e cosi macabre vicende, ma forse è proprio nei posti più impensabili che accadono i fatti più terribili…Sta a voi rischiare, suonarla oppure lasciarla giacere nei meandri di un bosco immerso nel mistero…

http://www.ara21.org/Sections,op-viewarticle,artid-5.html

La ‘colonna che piange’ nell’abbazia di Lucedio

Uno spartito misterioso e un sigillo che impedisce al demonio di liberarsi. Prosegue il racconto di Patria Montisferrati sulle leggende del monastero cistercense

Sempre all’interno della Sala Capitolare vi sono quattro colonne lapidee. Una di queste, però, è conosciuta come “la colonna che piange”, ed infatti è sovente umida ed è ben visibile una macchia di acqua sulla sua superficie.

La spiegazione folkloristica a questo fenomeno è che essa pianga in quanto impotente testimone delle angherie e delle torture avvenute tra quelle mura per decine e decine di anni.Più razionalmente dobbiamo credere che la pietra che la costituisce sia particolarmente porosa e posizionata su di un affioramento di acqua, e che quindi sia in grado di assorbire l’umidità dal terreno e di rilasciarla al variare della proprietà climatiche dell’ambiente.

Tutte queste angherie dureranno per cento anni esatti, fino a quando, nel 1784, papa Pio VI pose fine agli abusi ed ai soprusi, secolarizzando l’abbazia ed obbligando i monaci a disperdersi. I beni dell’abbazia vennero confiscati ed amministrati dall’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.Ma come avvenne, secondo la tradizione popolare, questo importantissimo evento? Si racconta che venne mandato un uomo, un religioso, da Roma.

Egli, entrato nell’abbazia, riuscì a combattere contro il demone e, dopo sette giorni di preghiere e di scontri avvenuti sia sul piano spirituale che materiale, riuscì a rinchiudere la presenza maligna all’interno delle cripte della chiesa di S. Maria, che vennero prontamente sigillate.Alcuni ipotizzano un vero e proprio esorcismo, descritto con la platealità di un’opera omerica.Si dice che all’interno di questo luogo di sepoltura ipogeo siano stati disposti su dei seggi i corpi mummificati degli abati morti precedentemente al periodo di possessione, seduti in cerchio per vegliare ad aeternum su questa presenza.La loro presenza avrebbe costituito un sigillo per impedire al demone di liberarsi.Sigillo che sarebbe stato rafforzato da un secondo incantesimo, di natura musicale.

Si racconta che un secondo abate, esorcista e musico, compose un brano apposta per questa vicenda, conferendo un significato esoterico alle note stesse sfruttandone le diverse frequenze. L’esecuzione del brano avrebbe aumentato il potere protettivo del sigillo, mentre l’esecuzione a ritroso delle stesse note lo avrebbero indebolito, fino a spezzarlo.

Scaramanzia e superstizione hanno fatto il resto, dal momento che pare nessuno sia ancora riuscito ad alzare la botola in pietra per vedere cosa ci sia veramente la sotto, nonostante l’interessamento di curiosi, istituzioni ed università.Per anni questo spartito è stato cercato da molti tra le carte di archivio, finché nell’inverno dell’anno 2000 il sottoscritto, già presidente dell’associazione speleo archeologica Teses, lo identificò in un affresco presente all’interno del vicino Santuario di Madonna delle Vigne, che sorge a pochi chilometri di distanza dall’abbazia.Lo studio dello spartito venne affidato alla dott.ssa Paola Briccarello, esperta di musica classica ed antica, la quale scoprì alcuni elementi a conferma dell’ipotesi che fosse proprio lui il soggetto della leggenda. 

La partitura sarebbe stata dipinta volutamente al contrario, a ritroso. Ovvero i tre accordi di apertura, disarmonici all’ascolto, coincidono con i molto più comuni tre accordi di chiusura adoperati nella musica liturgica di quel periodo.Non solo, un paziente lavoro di sostituzione numerica, le consentì di abbinare delle lettere alle note ottenendo tre parole di senso compiuto e contestualmente correlate: Dio, Fede, Abbazia.

Fu l’abate a crearlo intenzionalmente al contrario? Fu il pittore che, dipingendolo, invertì con cognizione di causa l’ordine delle note sospettando un sigillo nascosto?

http://www.casalenews.it/notizia/cultura/2012/08/01/la-colonna-che-piange-nellabbazia-di-lucedio/lucedio-luigi-bavagnoli-abbazia-patria-montisferrati/491755722e2efe6dedb3ff4a5684df50

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