Napoli: la presunta tomba del Conte Dracula

tomba di draculadi Romina Malizia

Estremamente interessante e misteriosa è la vicenda del ritrovamento dell’ipotetica tomba appartenete al Conte Dracula, Vlad III di Valacchia, nella città di Napoli presso il chiostro di Santa Maria La Nova. Scrittori e registi sono rimasti da sempre affascinante dalle vicende legate a questo personaggio crudele e sanguinario, ne sono esempio il celebre romanzo di Bram Stoker e l’affascinante film di Francis Ford Coppola.

“I giorni delle battaglie sono lontani… Le vittorie della mia stirpe sono ormai racconti da narrare… Io sono l’ultimo della mia specie…” – Film Dracula (Francis Ford Coppola)

http://www.lavocedellazio.it/la-voce-del-mistero/41-enigmi-a-misteri/8069-il-conte-dracula-e-sepolto-a-napoli-.html

Il Conte Dracula è sepolto a Napoli ?

Una inaspettata scoperta scientifica di una giovane ricercatrice italiana , sembra accreditare una ipotesi incredibile : il Conte Dracula sarebbe seppellito a Napoli.

A sostenere che i resti del Conte Vlad III di Valacchia , detto Dracul (il Dragone) perché in quanto nobile apparteneva all’Ordine del Dragone, siano custoditi all’ombra del Vesuvio sono studiosi dell’università di Tallinn, in Estonia.

“Il conte Dracula è morto a Napoli, è stato sepolto nel cuore della città ed è ancora qui”, così si è pronunciato il team di ricercatori, di cui fanno parte anche Giandomenico e Raffaello Glinni e il direttore scientifico del museo delle Antiche Genti, Nicola Barbatelli. Stando alla ricerca, l’Impalatore sarebbe stato sepolto in una tomba appartenente alla famiglia Ferrillo, all’interno del chiostro di Santa Maria La Nova. Ossia nel pieno centro storico del capoluogo campano.

A Paolo Barbuto, giornalista de ‘Il Mattino’ e autore dell’articolo che riporta la scoperta, Raffaello Glinni ha spiegato perchè il famigerato Dracula si sarebbe trovato a Napoli:

“Nel 1476 il conte Vlad Tepes III Dracula, che appartiene all’ordine del Dragone come il re di Napoli Ferrante D’Aragona, scompare durante una battaglia contro i turchi e viene dato per morto una delle sue figlie, Maria, all’età di sette anni viene adottata da una donna napoletana e condotta nel regno di Napoli. Qui in seguito sposa un nobile napoletano della famiglia Ferrillo. La coppia ottiene in regalo i territori di Acerenza in Basilicata ma è legata a Napoli tanto che, alla morte, i coniugi vengono seppelliti a Napoli“.

tomba dracula

Questa prima parte della ricostruzione storica, in verità, è già nota e riportata un paio di anni fa dallo stesso Barbuto. Di nuovo c’è che una studentessa napoletana, Erika Stella, per la sua tesi di laurea si è inoltrata nel chiostro di Santa Maria La Nova, ha scattato una foto che le è sembrata “strana” e ha deciso di andare a fondo coinvolgendo via mail gli studiosi estoni. Questi, guardando l’immagine, sono restati sconvolti e hanno deciso di volare alla volta di Napoli. La foto della lapide, per gli storici, è la conferma di due ipotesi:

– il conte Dracula non morì in battaglia ma fu fatto prigioniero dai turchi

– la figlia Maria riscattò il papa prigioniero e lo portò in Italia. Alla morte lo fece seppellire a Napoli dove ella viveva insieme al marito.

Alla conclusione si è arrivati studiando i bassorilievi sul marmo che adorna la tomba del genero di Vlad III. Esso è denso di riferimenti che indicherebbero che in realtà dentro il sarcofago sia sepolto qualcun altro diverso da Matteo Ferrillo, titolare “ufficiale” della tomba marmorea.

“Guardate i bassorilievi – spiega raggiante Glinni – la rappresentazione è lampante. Ricordate che il conte si chiamava Dracula Tepes: vedete che qui c’è la rappresentazione di un drago, Dracula appunto, e ci sono due simboli di matrice egizia mai visti su una tomba europea. Si tratta di due sfingi contrapposte che rappresentano il nome della atta di Tebe che gli egiziani chiamavano Tepes. In quei simboli c’è “scritto” Dracula Tepes, appunto il nome del conte. C’è bisogno di altre conferme?”.

A mistero però si aggiunge altro mistero.

Qualche giorno fa un team di studiosi guidati dal prof. Giuseppe Reale esaminavano con un’apparecchiatura ai raggi infrarossi il sarcofago e le aree circostanti ed al suo interno hanno effettuato un esame della tomba .

La prima fase di studio ha rivelato un particolare molto «singolare» ma sul quale nessuno degli esperti ha voluto dare per ora un giudizio. La termocamera che doveva servire a rivelare eventuali sezioni di vuoto dietro al marmo, che avrebbero dato l’esatta posizione della sepoltura, ha invece restituito un particolare incredibile. C’è un marmo che, inspiegabilmente, emana un fortissimo calore: si tratta di una piccolissima porzione del monumento funebre. «Ma, per quanto emozionante, questo dato non ha nessuna rilevanza scientifica, per ora», puntualizza l’ing. Sansivero che ha effettuato l’esame. “Sono normali differenze di trattenimento del calore da parte dei diversi materiali da cui la tomba è composta.”

dracula napoli

La prima fase della ricerca ha condotto anche alla scoperta di una misteriosa epigrafe all’interno della chiesa di Santa Maria La Nova.

Si trova esattamente alle spalle della tomba dove gli studiosi sperano di trovare i resti di Dracula, ed è una iscrizione di difficile interpretazione. Pensando di trovarsi di fronte ad una incisione di matrice balcanica, Giuseppe Reale ha chiesto sostegno ai docenti dell’università Orientale di Napoli che hanno iniziato a studiarla. Per adesso non si è giunti ancora ad una soluzione dell’enigma. Si sa cosa «non è», ma non è ancora chiaro di quale lingua si tratti. Spiegano per ora in via informale dall’Orientale, in attesa di redigere un documento ufficiale «non si tratta di nessun alfabeto tra quelli piu’ conosciuti dell’area balcanica, ne di arre limitrofe. Si stanno consultando altri esperti in materia di lingue antiche. Si possono rintracciare alcuni caratteri latini, altri greci, alcuni dal copto e dall’etiopico, ma essi tuttavia non sembrano portare a comprendere nemmeno parzialmente il contenuto dell’iscrizione. Tra i vari caratteri però sembra abbastanza chiara la lettura di almeno una parola completa : “VLAD”.

http://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/32450-misterioso-messaggio-tomba-dracula-napoli/

Come poteva essere prevedibile in una città di misteri quale è Napoli, la scoperta della presunta tomba del Conte Dracula porta con sé ulteriori interrogativi. Alle spalle della sepoltura, infatti, si trova un’iscrizione che nessuno riesce a decifrare: le parole di questo testo sono composte da lettere derivanti da diversi alfabeti, latino, greco, copto ed etiopico, ma mescolati tra loro in modo da non formare alcuna parola dal senso compiuto.

Nemmeno gli esperti dell’Università Oriantale di Napoli, per ora, sono riusciti a capire il significato di ciò che è scritto sulla targa, ma almeno hanno escluso che si tratti di una lingua balcanica, così come non siamo di fronte al greco antico o greco bizantino, samaritano, ebraico, armeno, giorgiano e gotico di Ulfila.

Un altro rompicapo riguarda una delle lastre di marmo che compongono la tomba, per il fatto che un esame con una termocamera ha rivelato che sprigiona molto calore, senza alcun apparente motivo.

http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/dracula_napoli/notizie/739083.shtml#fg-slider11

Esterno giorno, piazza Santa Maria La Nova, il gruppo che comprende anche gli italianissimi i fratelli Glinni (uno, Giandomenico, ricercatore a Tallinn, l’altro, Raffaello, studioso di storia) e il direttore scientifico del museo delle Antiche Genti, Nicola Barbatelli, varca la soglia del chiostro antico e si avvia a colpo sicuro verso una lapide. L’emozione cresce passo dopo passo fin quando il marmo è lì, a dieci centimetri. L’avevano visto solo in fotografia quel disegno, l’avevano ritrovato in rappresentazioni del ’500, ora lo vedono e restano allibiti. È proprio come avevano immaginato, i «segni» ci sono tutti, è il momento di rendere ufficiale la scoperta e di avviare ricerche formali.

Una lettera è stata spedita alla direzione museale per chiedere il permesso di esplorare il monumento, nel frattempo i documenti vengono messi in fila per ricostruire il percorso e dare concretezza alle ipotesi. Ad ascoltare le parole degli studiosi emozionati tutto sembra confuso, vocaboli scientifici e riferimenti storici vengono dati per scontati, star dietro alle spiegazioni è quasi impossibile. Per afferrare il senso del discorso bisogna ripartire da zero e implorare «fatene una storiella, come se voleste raccontarla a un bambino». Gli studiosi sospirano e provano a riassumere.

«Nel 1476 il conte Vlad Tepes Dracula, che appartiene all’ordine del Dragone come il re di Napoli Ferrante D’Aragona, scompare durante una battaglia contro i turchi e viene dato per morto – spiega lo studioso Raffaello Glinni – una delle sue figlie, Maria, all’età di sette anni viene adottata da una donna napoletana e condotta nel regno di Napoli. Qui in seguito sposa un nobile napoletano della famiglia Ferrillo. La coppia ottiene in ”regalo” i territori di Acerenza in Basilicata ma è legata a Napoli tanto che, alla morte, i coniugi vengono seppelliti a Napoli». Fin qui la storia è nota, proprio Il Mattino l’ha raccontata un paio di anni fa.

Ma la svolta è giunta negli ultimi mesi, quasi per caso. Una studentessa napoletana, Erika Stella, per la sua tesi di laurea si inoltra nel chiostro di Santa Maria La Nova, scatta una foto che le sembra «strana», decide di andare a fondo e coinvolge via mail gli studiosi, anche quelli estoni, che guardano l’immagine e restano sconvolti. Dopo aver cercato a lungo quella traccia, eccola arrivare per mano di una giovane che sta realizzando una tesi di laurea: secondo gli studiosi è la conferma di due ipotesi:

1) il conte Dracula non morì in battaglia ma venne fatto prigioniero dai turchi;

2) la figlia Maria riscattò il papà prigioniero e lo portò in Italia. Alla morte lo fece seppellire a Napoli.

Ma perché tante certezze? Il marmo, che appartiene alla tomba di Ferrillo, il «genero» di Dracula, è denso di riferimenti che non apparterrebbero alle spoglie dell’uomo che dovrebbe essere lì dentro. E qui la realtà diventa romanzo, almeno finché la scienza non dirà che è tutto vero: «Guardate i bassorilievi – spiega raggiante Glinni – la rappresentazione è lampante. Ricordate che il conte si chiamava Dracula Tepes: vedete che qui c’è la rappresentazione di un drago, Dracula appunto, e ci sono due simboli di matrice egizia mai visti su una tomba europea. Si tratta di due sfingi contrapposte che rappresentano il nome della città di Tebe che gli egiziani chiamavano Tepes. In quei simboli c’è ”scritto” Dracula Tepes, il nome del conte. C’è bisogno di altre conferme?». Forse sì, ce n’è bisogno.

http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/dracula_napoli_scritta_misteriosa/notizie/751975.shtml

NAPOLI – Quando ha scoperto che all’interno del «suo» complesso museale c’era chi andava alla ricerca del conte Dracula, Giuseppe Reale, responsabile della struttura di Santa Maria La Nova, ha deciso di vederci chiaro: «Non discuto la serietà dei ricercatori che sostengono di aver trovato qui la tomba del conte impalatore, anzi sono convinto della loro perizia – spiega sorridendo – però se ricerche devono essere effettuate, voglio seguirle io in prima persona per capire se qui è stato sepolto per davvero Dracula».

Così Reale ha messo assieme una squadra di esperti. Innanzitutto per studiare il monumento funebre dal punto di vista «fisico»; ieri mattina sono entrati in azione Fabio Sansivero dell’Ingv che ha effettuato un esame della tomba con la termocamera, Lo speleologo Luca Cuttitta con una squadra dell’associazione «La Macchina del Tempo» ed Enzo De Luzio, geologo dell’associazione «Borbonica Sotterranea».

La prima fase di studio ha rivelato un particolare molto «scenografico» ma sul quale nessuno degli esperti ha voluto dare un giudizio. La termocamera che doveva servire a rivelare eventuali sezioni di vuoto dietro al marmo, che avrebbero dato l’esatta posizione della sepoltura, ha invece restituito un particolare incredibile. C’è un marmo che, inspiegabilmente, emana un fortissimo calore: si tratta di una piccolissima porzione del monumento funebre. «Ma, per quanto emozionante, questo dato non ha nessuna rilevanza scientifica, per ora», puntualizza Sansivero che ha effettuato l’esame. La prima fase della ricerca ha condotto anche alla scoperta di una misteriosa epigrafe all’interno della chiesa di Santa Maria La Nova.

Si trova esattamente alle spalle della tomba dove gli studiosi sperano di trovare i resti di Dracula, ed è una iscrizione di difficile interpretazione. Pensando di trovarsi di fronte ad una incisione di matrice balcanica, Giuseppe Reale ha chiesto sostegno ai docenti dell’università Orientale di Napoli che hanno iniziato a studiarla. Per adesso non si è giunti ancora ad una soluzione dell’enigma. Si sa cosa «non è», ma non è ancora chiaro di quale lingua si tratti. Spiegano per ora in via informale dall’Orientale, in attesa di redigere un documento ufficiale «non si tratta di alfabeto slavo, né glagolitico croato angolare, né glagolitico bulgaro-macedone rotondo, neanche cirillico.

Sicuramente non è greco antico o greco bizantino, non è samaritano, né ebraico, armeno, giorgiano, né gotico di Ulfila. Si possono rintracciare alcuni caratteri latini, altri greci, alcuni dal copto e dall’etiopico, ma essi non portano alla lettura di almeno una parola completa».

Ma vediamo chi era il celebre Conte Vald III di Valacchia:

Dracula film bram stoker francis

http://it.wikipedia.org/wiki/Vlad_III_di_Valacchia

Vlad III di Valacchia (Sighișoara, novembre o dicembre 1431[1] – Bucarest, novembre o dicembre 1476) fu membro della Casa dei Drăculești, un ramo della Casa di Basarab, molto conosciuto anche con il suo nome patronimico: Dracula. Noto anche come Vlad Țepeș (IPA: /’tsepeʃ/) (Vlad “l’Impalatore”), fu tre volte voivoda (principe) di Valacchia (nel 1448, dal 1456 al 1462 e infine nel 1476). Suo padre, Vlad II Dracul, fu membro dell’Ordine del Drago, fondato per proteggere il Cristianesimo in Europa orientale. Vlad III è venerato come eroe popolare in Romania così come in altre parti d’Europa per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio.

Il soprannome ‘l’Impalatore’ deriva dalla sua pratica di impalare i nemici.[2] Durante la sua vita, la reputazione di essere un uomo crudele e sanguinario si diffuse in Germania e in tutta Europa.

Vlad III fu celebre fonte d’ispirazione per lo scrittore irlandese Bram Stoker nella creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, protagonista dell’omonimo romanzo.[2]

Durante la sua vita Vlad scrisse il suo nome in documenti latini come Wladislaus Dragwlya, vaivoda partium Transalpinarum (1475).[3]

Il suo patronimico rumeno Dragwlya (o Dragkwlya)[3] Dragulea, Dragolea, Drăculea,[4][5] è un diminutivo dell’epiteto Dracul portato da suo padre Vlad II, che nel 1431 divenne membro dell’Ordine del Drago.[1], un ordine cavalleresco fondato da Sigismondo d’Ungheria nel 1408. Dracul è la forma definitiva rumena, “-ul” è l’articolo determinativo suffissale (derivante dal latino ille). Lo stesso sostantivo drac “drago” deriva dal latino draco. Così, Dracula significa letteralmente “Figlio del Drago“. Nel moderno rumeno, la parola drac ha assunto il significato di “diavolo” (il termine per “drago” ora è balaur o dragon). Questo ha portato ad interpretazioni errate dell’epiteto di Vlad che così lo caratterizzano come “diabolico“.

Il soprannome di Vlad Țepeș (“Impalatore”) identifica il suo metodo preferito di esecuzione, ma gli venne dato postumo, nel 1550 ca. .[3] Prima di questo, però, era conosciuto presso gli ottomani come Kazıklı Bey (Sir Impalatore)

Non si conosce il luogo dove vennero inumati i resti di Vlad Tepes. La tradizione vuole che quando la testa di Vlad fu portata a Costantinopoli, il suo corpo venne sepolto senza cerimonie dal suo rivale, Basarab Laiota, nel monastero di Comana.[14] Solamente a partire dal XIX secolo si è sparsa la voce che Vlad sia stato sepolto nel monastero di Snagov, su un’isola, nel bel mezzo di un lago situato a trentacinque chilometri a nord di Bucarest. Studi archeologici sul sito, avvenuti nel 1933, hanno portato alla scoperta che la presunta tomba di Vlad è completamente vuota. In un’altra tomba scoperta nel monestero venne rinvenuto un corpo con indosso abiti sontuosi ed un anello con il simbolo del dragone[15]. Tale corpo, data la presenza della testa, non è certamente quello di Vlad III. Secondo alcuni studiosi è probabile che il corpo di Vlad Tepes sia stato bruciato; secondo altri che sia stato smembrato dai turchi sul campo di battaglia oppure ad Istanbul.

Nel Giugno del 2014 sono state avviate delle ricerche che sostengono che il sacello di Vlad sia custodito nella chiesa di Santa Maria la Nova nella città di Napoli, più precisamente nel chiostro piccolo del complesso conventuale risalente al secolo XVI[16]. In essa è presente un monumento funebre adornato da un rilievo raffigurante un drago affiancato da dei baldacchini, che sembrano essere considerati elementi tipici della cultura medievale slava. È inoltre presente un epitaffio che reca delle iscrizioni in una lingua al momento sconosciuta, presenti nei caratteri degli alfabeti latino, copti, greci e etiopi, tuttavia, non vi sono ancora prove sufficienti che provano della permanenza o della sepoltura del Voivoda a Napoli.

Anche se il castello di Bran viene presentato ai turisti come il castello di Dracula, in verità questo castello venne costruito dai sassoni di Brașov. Il vero castello di Dracula, ora in rovina, è situato sulle rive dell’Argeș ed è la fortezza di Poenari.

castello di dracula

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