di Romina Malizia
L’articolo è molto complesso e lungo, ma il materiale relativo alla multinazionale Monsanto è davvero elevato. Inserisco un piccolo estratto del volume pubblicato dal titolo “Il mondo secondo Monsanto”. Attenzione molte delle multinazionali italiane utilizzano mais OGM, prodotti transgenici e sono collegati alla Monsanto, distributori di veleno che ci stanno uccidendo.
Facciamo due calcoli. Come ha potuto la Monsanto diventare uno dei principali imperi industriali del mondo? Niente meno che con la produzione su larga scala di alcuni dei prodotti piu pericolosi dell’era moderna: i PCB, o piraleni, liquidi refrigeranti e lubrificanti la cui nocività e devastante per la salute umana e per la catena alimentare, e ormai banditi dopo la constatazione del loro potere contaminante; la diossina, di cui bastano pochi grammi per avvelenare un’intera città e la cui produzione, che parte da un erbicìda dell’azienda nordamericana (quello che sarà alla base del tristemente famoso agente arancio, il defogliante irrorato sulle foreste e sui villaggi vietnamiti, grazie al quale la Monsanto otterrà con il Pentagono il contratto piu redditizio della sua storia), sarà vietata; gli ormoni della crescita bovina – primo banco di prova degli OGM il cui obiettivo e far produrre all’animale ben oltre le proprie capacità naturali malgrado le conseguenze dimostrate sulla salute umana; il diserbante Round-up, presentato in una serie di spot pubblicitari come «biodegradabile e amico dell’ambiente», affermazioni smentite da analisi effettuate sia negli Stati Uniti, sia in Europa.
Sotto sono riportati i prodotti che ogni multinazionale produce con nomi e marche diverse. Ogni volta che acquistiamo un prodotto leggiamo l’etichetta e cerchiamo di scegliere ciò che è il “male peggiore”. Esistono prodotti biologici che vengono venduti anche nei discount, sono buonissimi con prezzi bassi senza OGM, olio di palma, pesticidi e composti da materia prima italiana e non proveniente dall’estero.
Monsanto è il principale produttore mondiale di Ogm ed è una delle aziende più controverse della storia industriale. Dalla sua fondazione, nel 1901, ha accumulato diversi processi a suo carico, a causa della tossicità dei suoi prodotti. Eppure oggi la multinazionale di Saint Louis si pubblicizza come azienda della “scienza della vita”, apparentemente convertita al verbo dello sviluppo sostenibile.
Quali sono i veri scopi di Monsanto? Dopo aver ignorato per tanto tempo gli effetti della propria attività sull’uomo e sull’ambiente, perché l’azienda esprime improvvisamente interesse per la questione della fame nel mondo? Il libro “Il mondo secondo Monsanto” (Arianna Editrice), risultato di tre anni di importanti ricerche che hanno portato l’autrice, la francese Marie Monique Robin, in America, Europa e Asia, racconta la poco nota storia dell’azienda Monsanto. Ed è un racconto rivelazione. Avvalendosi di documenti inediti, delle testimonianze delle vittime, di scienziati e di uomini politici, il libro ricostruisce la genesi di un impero industriale. Secondo l’autrice “grazie a una comunicazione menzognera, a rapporti di collusione con l’amministrazione nord americana e a pressioni e tentativi di corruzione, la Monsanto è divenuta la prima azienda al mondo produttrice di semi”. Il testo svela, inoltre, il ruolo giocato da Monsanto nell’estensione planetaria delle colture Ogm, senza che ci sia stato alcun controllo serio relativo ai loro effetti collaterali sulla natura e sulla salute umana. Pubblicato in Francia dalla casa editrice La Découverte, “Il mondo secondo Monsanto” ha già venduto 100.000 copie. L’omonimo documentario è stato trasmesso con enorme successo dal canale televisivo franco-tedesco Arte. Il 14 marzo 2008, tre giorni dopo la messa in onda del film, sul sito web di Arte si poteva leggere: “Il Mondo secondo Monsanto ha suscitato un passaparola abbastanza colossale nella blogosfera (…). Sono stati identificati più di 338 blog francofoni che citano il titolo del documentario, 224 dei quali dopo la messa in onda”. Oggi, ossia dieci mesi più tardi, una ricerca “Le monde selon Monsanto” sul Service Blog Search di Google dà…8.669 blog francofoni; per “The world according to Monsanto” il risultato è di 9.428 blog anglofoni; e, con “El mundo segùn Monsant”’ di 3.314 blog ispanofobi”. “Il mondo secondo Monsanto”, oltre a gettare ombre inquietanti sulla storia della multinazionale americana, rivela al lettore i pericoli che la coltura degli Ogm può portare alla salute umana e la dannosità del pesticida più venduto al mondo: Roundup, fiore all’occhiello della produzione Monsanto.
“In tutte le mie conferenze, – spiega Marie Monique Robin – insisto particolarmente sull’importanza di rivedere l’omologazione del Roundup, che costituisce ai miei occhi un’urgenza sanitaria. A questo pesticida è legato il 70% delle piante transgeniche coltivate sul pianeta. In Francia, ma anche in Canada, vi sono cittadini che hanno deciso di restituire al venditore i loro bidoni dell’erbicida più venduto al mondo e numerosi sono i comuni che hanno già vietato (o vieteranno) il suo uso, così come quello di altri prodotti simili ugualmente pericolosi”. Il 24 novembre 2008, un articolo di “Le monde” denunciava, per la prima volta, gli effetti nefasti sulla fertilità maschile dei pesticidi (e delle materie plastiche), che sono dei perturbatori endocrini (come il Roundup di Monsanto): “la loro presenza diffusa nell’ambiente potrebbe spiegare perché il numero e la qualità degli spermatozoi degli uomini siano diminuiti circa del 50% rispetto al 1950”. Marie-Monique Robin ha vinto il premio Albert- Londres, il più prestigioso della stampa francese (1995). Giornalista, scrittrice e regista, è autrice di molti documentari che le sono valsi diversi riconoscimenti internazionali e di documentari ripresi in America Latina, Africa, Europa e Asia.
http://monsanto.earthriot.org/
MONSANTO
Multinazionale icona del capitalismo, specializzata nella produzione e commercio di sostanze chimiche come l’erbicida Roundup e di sementi geneticamente modificate (soia, mais, cotone etc.). Colpevole di:
– Monopolio del mercato dei semi;
– produzione di armi di distruzione di massa;
– avvelenamento di terre, persone e animali;
– esproprio delle terre dei piccoli produttori;
– furto, appropriazione, manipolazione delle risorse naturali del pianeta;
– distribuzione di pubblicità ingannevole.
Fondata nel 1901, Monsanto diventa famosa come multinazionale chimica; anche se inizialmente si occupava di produrre dolcificanti artificiali e caffeina, in un secondo momento passò al campo dei diserbanti. Iniziò a produrre armi di distruzione di massa dal 1939, con l’uscita del DDT, nato con l’intenzione di controllare il proliferare della malaria si rivelò poi un letale cancerogeno. Nel 1943 avviò la produzione dell’Agente Arancio (Napalm), un terribile defoliante che, durante la guerra del Vietnam, veniva usato sulle persone provocando loro orrende ustioni e decessi. Ma gli effetti di questo veleno sono visibili ancora oggi con la nascita, tra la popolazione vietnamita e quella statunitense, di bambini con gravi malformazioni provocate dall’esposizione alla sostanza chimica ancora presente nell’ambiente. Preferiamo evitare di riportare qui foto che testimoniano queste terribili ritorsioni, che sono comunque facilmente reperibili sul web, in caso vogliate documentarvi più approfonditamente. L’ultima arma chimica di produzione Monsanto in ordine di apparizione è il Roundup, erbicida di ultima generazione partorito nel 1974 e da allora impiegato in tutto il mondo nel trattamento di colture geneticamente modificate e non, in giardini e campi sportivi. Il principio attivo del Roundup è il glifosato: l’esposizione, diretta o indiretta, a questa provoca sterilità maschile, malformazioni del feto durante la gravidanza, cancro. Recenti indagini hanno evidenziato la presenza di glifosato nelle urine umane e nel latte materno. Questa sostanza chimica, finendo nel nostro organismo, attacca le pareti del tratto gastrointestinale, uccidendo i batteri benefici che ospitiamo e mettendo a serio rischio la nostra salute. L’80% delle difese immunitarie si trovano proprio in questi organi.
Questo pesticida, come molti altri prodotti da multinazionali come Syngenta, Bayer, Basf (colpevoli tra l’altro di provocare la moria d’api attraverso la diffusione di neonicotinoidi nell’ambiente), resistono all’interno delle piante e sono presenti nella carne e nei derivati animali, in quanto nella maggior parte dei casi il bestiame viene nutrito con sementi geneticamente modificate avvelenate da queste sostanze, che così finiscono sulla tavola del consumatore. Monsanto vuole ottenere il monopolio sul mercato dei semi attraverso il quale potrebbe controllare l’alimentazione mondiale e quindi ogni popolo. Controllare i semi significa di fatto controllare la vita di ogni cosa. Questa multinazionale ruba a coltivatori di nicchia ormai da decenni, mischia geneticamente varie qualità di semi per poi rivendere il prodotto che ne deriva come una propria invenzione, impoverendo così le popolazioni saccheggiate, svalorizzando i prodotti locali, azzerando la diversità naturale, inserendo sul mercato organismi geneticamente modificati. In India, tra il 1997 ed il 2010, Monsanto, con l’inganno, ha soppiantato le colture di varietà di cotone locale con quello denominato Bt, varietà geneticamente modificata da essa prodotta. Privati della fertilità proprie terre, unica loro fonte di sostentamento, risulta che in quel periodo oltre 250.000 contadini si sono tolti la vita.
Oltre all’evidente dramma sociale, vi è da segnalare quello ambientale: i terreni nei quali vengono impiantate queste colture muoiono, avvelenati dalle grandi quantità di pesticidi che devono essere impiegati sulle colture OGM e perché privati del naturale ricircolo di nutrimenti. I semi geneticamente modificati non contengono vita all’interno, possono essere impiegati una sola volta, assorbono grandi quantità di acqua dal terreno senza ricambiare col nutrimento di cui esso ha bisogno per mantenersi fertile. La coltivazione di OGM Monsanto per il momento in Italia è vietata, ma ciò non significa che questa multinazionale e i suoi prodotti non siano presenti sul nostro territorio. Da oltre 20 anni, infatti, importiamo organismi geneticamente modificati sotto forma di prodotti industriali, per “merito” di multinazionali come Coca Cola, McDonald’s, Kellogg’s, Nestlé, Kraft, Ferrero e molte altre, che ne fanno un grande impiego senza segnalarlo, visto che per legge non è obbligatorio riportare la loro presenza in etichetta. Importiamo soia e mais geneticamente modificata da Stati Uniti e Canada, carne e derivati animali che, anche se per legge non è obbligatoria la loro segnalazione in etichetta, contengono OGM. Tra i crimini commessi da questa azienda non poteva mancare la sperimentazione animale: pratica tanto inutile a livello scientifico quanto crudele sul piano etico, Monsanto la impiega sui ratti per testare i danni che gli OGM possono provocare alla salute delle persone. Ma questi rischi ancora non si conoscono e servendosi della sperimentazione animale, priva di fondamento scientifico, di certo non si conosceranno. Nel frattempo, però, gli organismi geneticamente modificati vengono ugualmente commercializzati, esattamente come i pesticidi. Monsanto, inoltre, sintetizza ormoni della crescita, creati per gli allevamenti bovini affinché aumentino di peso, massa e produzione di latte con i ritmi imposti dall’industria della carne, ma fuori da ogni equilibrio naturale, ormoni che sono dannosi per la salute delle persone che consumano tali prodotti (esempio, il Posilac). In Europa sono vietati dalla legge, ma negli Stati Uniti possono essere impiegati senza problemi e tramite il commercio mondiale il rischio che arrivino da noi carne e derivati contaminati è molto alto. Le ragioni per lottare contro questa multinazionale dunque non mancano e anche se può sembrare utopico auspicare la sua scomparsa è invece possibile e prende forma anno dopo anno grazie al movimento dal basso in continua crescita.
MARCHI MONSANTO:
Bollgard Evento 231, Bullet, Butachlor, Can’Kao , Celebrex, Cereon Genomics, De Ruiter Seeds, De Ruiter Seeds, Emergent Genetics, Equal, Field Master, Harness, Lambast, Lariat, Lasso, Machete, Micro-Tech, Mivida Misura, Monsanto, Nerbatak, Partner, Pelous’Net, r-BGH, r-BST, Roso’Net, Round up ready cotton, Round up ready Soybean, Roundup, Searle, Seminis, Surface Blend, TransSorb, WestBred, YieldGard
http://sociale.corriere.it/in-marcia-contro-monsanto-no-ad-erbicidi-e-glifosato/
10 maggio 2016
In marcia contro Monsanto, «no» ad erbicidi e glifosato
di Emiliano Moccia
ROMA – In marcia contro Monsanto. Un cammino che unisce Nord e Sud del mondo, con i cinque continenti coinvolti il prossimo 21 maggio in centinaia di iniziative promosse dagli attivisti che da molti tanti anni puntano il dito contro la multinazionale agro-farmaceutica finita sul banco degli imputati per aver introdotto sul mercato, sin dagli anni settanta, «pesticidi chimici, sementi e organismi geneticamente modificati e brevettati». Come il glifosato, «l’erbicida più utilizzato al mondo nelle campagne e negli spazi verdi urbani». Insomma, secondo i promotori delle manifestazioni in programma in varie città italiane; «tra le tante multinazionali che stanno avidamente lavorando per raggiungere il controllo della produzione agricola, su scala mondiale, attraverso il monopolio dei semi, Monsanto è la più spietata, feroce e pericolosa: ex azienda farmaceutica ha reindirizzato i propri veleni chimici dalla sfera umana a quella contadina e da anni si rende protagonista e responsabile di gravissime devastazioni, innescate nei confronti di interi territori ed ecosistemi, agricoltura genuina, salute».
LA MULTINAZIONALE SOTTO PROCESSO ALL’AJA
Il 21 maggio, dunque, il mondo si unisce in una marcia finalizzata soprattutto a richiamare l’attenzione sugli effetti che gli erbicidi e gli OGM possono avere sulla salute delle persone e sull’ambiente. Basti pensare che proprio pochi mesi fa l’ Agenzia per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito il glifosato tra le probabili sostante cancerogene per l’uomo. Tesi contrastata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) secondo la quale è improbabile che il glifosato provochi il cancro. Quel che è certo, però, è che la multinazionale Monsanto sarà processata da un gruppo internazionale di giuristi su proposta della Fondazione Tribunal Monsato. Il procedimento, che si terrà dal 12 al 16 ottobre 2016 all’Aja nei Paesi Bassi, ha l’obiettivo di «giudicare i crimini di cui è imputata la multinazionale nei settori ambientali e sanitari e contribuire al riconoscimento del crimine di ecocidio nel diritto internazionale». Il procedimento non avrà valore legale, ma sarà un’occasione per accertare le violazioni dell’azienda sull’ambiente e sulla salute delle persone. In attesa del verdetto, il mondo si mette in marcia.
http://www.grandecocomero.com/10-multinazionali-pericolose-monsanto-de-beers-coca-cola/
LE 10 MULTINAZIONALI PIU’ PERICOLOSE DEL MONDO: COMMETTONO CRIMINI, VIOLANO LEGGI, ORDINANO COLPI DI STATO.
Le dieci multinazionali più pericolose del mondo: svelati reati, segreti e intrecci. Sono tante le multinazionali che violano leggi, commettono crimini e inquinano impunemente il pianeta. La rivista ecologista spagnola “Ecocosas” ha stilato una lista nera delle dieci multinazionali più pericolose al mondo. Eccola.
1. Chevron
Sono diverse la grandi compagnie petrolifere che starebbero in questa lista, ma la Chevron merita un posto d’eccezione. Tra il 1972 e il 1993 la Chevron (allora Texaco) ha riversato 18 miliardi di galloni di acqua tossica nei boschi tropicali dell’Ecuador senza intervenire minimamente, distruggendo i mezzi di sussistenza degli agricoltori locali e facendo ammalare le popolazioni indigene. Nel 1998 la Chevron ha contaminato anche gli Stati Uniti, la città di Richmond (California) ha querelato la compagnia per smaltimento illegale di sostanze inquinanti senza aver effettuato il trattamento delle acque reflue, contaminando così le forniture di acqua. Lo stesso è accaduto nello New Hampshire nel 2003. La Chevron è stata responsabile della morte di diversi nigeriani che hanno protestato contro l’impresa per la sua presenza e per lo sfruttamento del delta nigeriano. La compagnia ha pagato la milizia locale conosciuta per i suoi abusi contro i diritti umani, per mettere a tacere le proteste, fornendo loro perfino elicotteri e barche. I militari aprirono il fuoco contro i manifestanti, e rasero poi al suolo i loro villaggi.
2. De Beers
Questa impresa non bada a spese, e finanzia, appoggia e crea autentiche guerriglie e dittature del terrore per poter continuare a ottenere, attraverso lo sfruttamento di bambini e adulti, la pietra preziosa. In Botswana, De Beers è stata accusata per la “pulizia” delle terre da cui estrae i diamanti, e per il trasferimento forzato dei popoli indigeni che vivevano li da migliaia di anni. Pare che il governo abbia tagliato le forniture d’acqua, minacciato, torturato e impiccato pubblicamente i dissidenti. Per non parlare della sua quasi totale assenza di responsabilità verso l’ambiente, degli inesistenti diritti dei lavoratori, delle vite umane, e delle sue campagne sudice e maschiliste.
3. Philip Morris
Philip Morris è il più grande produttore di sigarette degli Stati Uniti e del mondo. È ormai noto che le sigarette causano cancro nei fumatori, e difetti di nascita nei bambini di madri che fumano durante la gravidanza. Il fumo di sigaretta contiene 43 cancerogeni conosciuti e più di 4.000 sostanze chimiche, incluso il monossido di carbonio, la formaldeide, il cianuro di idrogeno, l’ammoniaca, la nicotina e l’arsenico. La nicotina, sostanza chimica che costituisce il principale elemento psicoattivo nel tabacco, da dipendenza psicologica. Fumare aumenta la pressione arteriosa, danneggia il sistema nervoso centrale e la costrizione dei vasi sanguigni. Le cicche di sigarette sono uno dei principali inquinanti che i fumatori buttano via quotidianamente e sono lenti a degradarsi. Molti di questi filtri si fanno strada nel terreno o nell’acqua, dove i loro componenti chimici si comportano come vere sanguisughe. Il tabacco contamina la terra con gli estesi ettari di monocoltura, cosparsi quotidianamente con agrotossici, e anche la sua produzione industriale inquina (si utilizzano, infatti, enormi quantità di carta, cotone, cartone, metallo, combustibili …), il suo consumo inquina l’atmosfera, danneggia chi le compra e chi sta loro vicino. Le sue cicche impiegano anni a degradarsi disperdendo nel terreno e nell’acqua un’enorme quantità di sostanze tossiche.
4. Coca-Cola
La bevanda preferita del mondo o “il latte del capitalismo”, accumula querele e sanzioni in diversi paesi a causa delle gravi contaminazioni, delle cattive pratiche lavorative e per l’uso di acque non autorizzate. Nella fase di produzione, la compagnia utilizza quasi tre litri di acqua per ogni litro di prodotto finito. Le acque di scarto sono costituite da sostanze inquinanti che la multinazionale deposita in luoghi protetti, come accadde in Colombia, situazione per la quale fu multata nell’agosto scorso dalla Segreteria Regionale per l’Ambiente del municipio di Bogotá. È stato dimostrato che la compagnia aveva scaricato acque residuali nell’Humedal de Capellanía, nella zona di Fontibón. Il fatto è considerato un attentato contro un’area di speciale importanza e protezione ecologica. Il processo di inquinamento dell’Humedal de Capellanía iniziò con la scadenza del permesso di riversamento concesso alla multinazionale per cinque anni e con la non autorizzazione della Segreteria per l’Ambiente a rinnovare tale permesso. Successivamente, grazie a dei sopralluoghi tecnici, è stato verificato lo stato della rete fognaria di Coca-Cola e la realizzazione di discariche industriali, chiaramente non autorizzate. Una situazione molto simile si è verificata in India nel 2005, dove un migliaio di manifestanti hanno marciato per chiedere la chiusura dello stabilimento vicino Varanasi. Denunciavano che tutte le comunità vicine agli stabilimenti di imbottigliamento Coca-Cola stessero subendo l’espropriazione delle loro terre e l’inquinamento delle falde acquifere.
Analisi tossicologiche hanno dimostrato la presenza di alte percentuali di pesticidi vietati come il DDT e, da “buoni vicini”, hanno distribuito i loro scarichi industriali ai contadini di Mehdigani dicendo che sarebbero serviti da “concime”. Il risultato è che oggi quei suoli sono sterili. Come se non bastasse, la bevanda in questione, oltre a consumare acqua in eccesso, non apporta nessun elemento nutritivo, anzi, contiene alte concentrazioni di zucchero, uno dei fattori che maggiormente contribuisce all’obesità che colpisce sempre di più le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, generando inoltre, problemi dentali. L’effetto dissetante è dato dall’acido fosforico. Inoltre, la Coca-Cola è stata espulsa da diverse università (Atlanta, Toronto, California, Irlanda, Berlino); le bottiglie di plastica di Coca-Cola non sono di materiale riciclato, ma di plastica vergine; guida potenti gruppi di potere, si è opposta al trattato di Kyoto attraverso le sue lobby US Council for International Business e la Business Round Table, è riuscita a far modificare regolamenti nell’Unione Europea attraverso l’American Chamber of Commerce, è la fondatrice dell’International Life Science Institute che influenza molto la Fao e la Oms; la Coca-Cola contiene prodotti transgenici. La prossima volta che compri una bevanda, ricorda l’inquinamento degli Humedales, l’uso non autorizzato di acque sotterranee, la violenza ecc.
5. Pfizer
Come se la massiccia sperimentazione su animali non fosse già abbastanza straziante, Pfizer ha deciso di utilizzare i bambini nigeriani come fossero porcellini d’India. Nel 1996 la casa farmaceutica andò a Kano, in Nigeria, a testare un antibiotico sperimentale nel terzo mondo, per combattere malattie come il morbillo, il colera e la meningite batterica. Diedero trovafloxacina a circa 200 bambini. Decine di loro morirono nell’esperimento, mentre molti altri svilupparono malformazioni fisiche e menomazioni mentali. Pfizer può vantarsi anche di essere tra le prime dieci compagnie statunitensi responsabili dell’inquinamento atmosferico. Per non parlare degli incentivi milionari che fornisce ai medici e ai governi affinché prescrivano i suoi “farmaci”.
6. McDonald’s
Ogni anno migliaia di bambini consumano il fast food (“cibo veloce”) di un’impresa responsabile della deforestazione dei boschi, dello sfruttamento dei lavoratori, e della morte di milioni di animali: McDonald’s. Strategie di marketing abilmente architettate hanno permesso l’espansione di McDonald’s in 40 paesi, dove l’empatica immagine di Ronald McDonald e il suo Happy Meal, vende ai bambini il gusto per il cibo rapido, associandolo a un’idea di allegria. Questa pubblicità ha avuto un grande successo in diverse parti del mondo, contribuendo agli alti tassi di obesità infantile. L’alimentazione che propone questa impresa è totalmente carente di sostanze nutrienti. Inoltre, questo cibo è conosciuto in tutto il mondo come “cibo spazzatura”, e non è un caso che riceva questo nome. Gli hamburger e i “nuggets” offerti da McDonald’s provengono da animali mantenuti in condizioni artificiali per tutta la loro vita: privati di aria libera e luce solare, vengono ammucchiati al punto da non poter allungare le zampe o le ali (nel caso dei polli), rimpinzati di ormoni per accelerare la crescita e di antibiotici per arrestare le molteplici infezioni alle quali sono esposti a causa delle insalubri condizioni che genera il sovraffollamento. I polli vengono fatti ingrassare al punto che le zampe non sono più in grado di reggere il loro peso. Per la concessione del franchising, McDonald’s acquista a basso prezzo terreni che prima ospitavano boschi tropicali e li deforesta per consacrarli all’allevamento. Offre salari minimi ai suoi dipendenti, approfittando delle minoranze etniche e assumendo minori. I prodotti di McDonald’s, con il loro alto contenuto di grassi, zuccheri e sale, contribuiscono al sovrappeso dei bambini, alla resistenza all’insulina e al conseguente Diabete di Tipo 2. Ah, vi avevo detto che è stata una delle finanziatrici della campagna di George W. Bush?
7. Nestlé
Neslté e la sua enorme distesa di crimini contro l’uomo e la natura, come la massiccia deforestazione nel Borneo – l’habitat degli orango è stato seriamente compromesso – per coltivare la palma da olio, l’acquisto di latte dalle fattorie confiscate illegalmente da un despota in Zimbabwe. La Nestlé iniziò a provocare gli ambientalisti con le sue ridicole affermazioni che l’acqua imbottigliata è “ecologica”, da li in poi la sua sinistra rete di controllo e distruzione è andata dipanandosi. Nestlé ha condotto campagne a livello mondiale per convincere le madri dei paesi in via di sviluppo a utilizzare il suo latte per neonati al posto del latte materno, senza fornire le informazioni sui possibili effetti negativi. Pare che Nestlé abbia assunto donne vestite da infermiere per portare gratuitamente il latte in polvere in questi paesi, latte che viene spesso mischiato con acqua contaminata. I mezzi di informazione non hanno parlato dei bambini morti di fame perché, una volta finito il latte, le loro madri non potevano permettersi di comprarne altro.
8. British Petroleum
Chi potrebbe dimenticare l’esplosione, nel 2010, di una piattaforma petrolifera nella costa del Golfo del Messico, che causò 11 morti oltre alle migliaia di uccelli, tartarughe marine, delfini e altri animali, distruggendo la pesca e l’industria del turismo della regione? Questo non è stato il primo crimine contro la natura commesso dalla Bp. Tra gennaio del 1997 e marzo del 1998, Bp ha provocato la bellezza di 104 fuoriuscite di petrolio. Tredici lavoratori della squadra di perforazione morirono nel 1965 durante un’esplosione, 15 in un’esplosione nel 2005. Ancora nel 2005, un traghetto che trasportava lavoratori della compagnia, naufragò provocando la morte di 16 di loro. Nel 1991, la Epa (Agenzia ambientale degli stati Uniti) menzionò la Bp come l’impresa più inquinante degli Stati Uniti. Nel 1999 la compagnia fu accusata di uso illegale di sostanze tossiche in Alaska, poi, nel 2010, di aver immesso pericolosi veleni nell’aria, in Texas. Nel luglio 2006 gli agricoltori colombiani ottennero un accordo con la Bp dopo averla accusata di ricorrere a un regime di terrore portato avanti dai paramilitari del governo colombiano che proteggevano l’oleodotto di Ocensa. Non c’è modo di far agire correttamente la Bp.
9. Monsanto
Monsanto, è l’impresa che ha creato e sostiene gli alimenti geneticamente modificati, gli ormoni della crescita per i bovini, l’avvelenamento con prodotti agrotossici. La lista di Monsanto include: la creazione dei semi “suicidi” (Terminator), brevettati allo scopo di generare piante che non producono semi, costringendo così gli agricoltori a ricomprarli ogni anno; l’istituzione di lobby che etichettino con la dicitura “libero da ormoni” il latte e il latte artificiale per neonati (questa dicitura si trova anche se il bovino ha ingerito ormoni della crescita, un comprovato agente cancerogeno); così come un’ampia gamma di violazioni ambientali e della salute umana associate all’uso dei veleni Monsanto – soprattutto l’Agente Arancio. Tra il 1965 e il 1972 la Monsanto ha riversato illegalmente tonnellate di residui altamente tossici nelle discariche del Regno Unito. Secondo l’Agenzia per l’Ambiente, trent’anni dopo, i prodotti chimici stavano ancora contaminando le falde acquifere e l’aria. Monsanto è nota per aggredire i propri agricoltori che invece afferma di “sostenere”, come quando denunciò un agricoltore facendolo incarcerare per aver conservato i semi del raccolto di una stagione per piantarli la stagione seguente.
10. Vale
La miniera Vale, transnazionale brasiliana presente in 38 paesi, è la più grande impresa di sfruttamento di minerali dell’America Latina e la seconda a livello mondiale. Tra i vari meriti, spicca quello di aver partecipato allo sviluppo della centrale idroelettrica di Belo Monte, situata ad Altamira, in Brasile. Il progetto, infatti, ha colpito il fiume Xingú, la principale fonte di sostentamento della regione, causando un drastico cambiamento nel paesaggio amazzonico e nella vita di migliaia di popolazioni che vivono lungo le sponde di uno dei principali fiumi del Brasile. A Carajás, nella regione brasiliana di Pará, numerose famiglie sono state sgomberate, hanno perso le loro case e ognuno ha qualche parente morto a causa della costruzione della linea ferroviaria realizzata dall’impresa, denunciata anche per le pessime remunerazioni e condizioni di lavoro dei propri impiegati. Le conseguenze del modo di agire della miniera non si limitano solo al Brasile. Nella regione di Tete, in Mozambico, un’intera popolazione è stata cacciata dalla sua terra affinché l’impresa potesse portare avanti lo sfruttamento del carbone. In cambio l’impresa ha costruito un insediamento in cui le case e i servizi pubblici non sono sufficienti a garantire le condizioni basilari per lo sviluppo della popolazione. Esistono purtroppo molte altre corporazioni che si sono guadagnate tutto il diritto di essere presenti in questa lista, come la Samsung, la Tepco, Barclays, Microsoft, Intel, Sony. Ma questo ve lo racconteremo la prossima volta.
http://www.ilcambiamento.it/inquinamenti/monsanto_glifosato_iarc.html
Il “regime” Monsanto: la multinazionale che si permette di dichiarare guerra a Iarc e Oms. Lo Iarc attesta che il glifosato è un probabile cancerogeno e la Monsanto, che il glifosato lo utilizza per produrre l’erbicida RoundUp, dichiara guerra a Iarc e Oms mettendo in dubbio il rapporto pubblicato dell’Agenzia per la ricerca sul cancro e lanciando un messaggio che suona minaccioso: «L’Oms ha qualcosa da spiegare».
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, lo Iarc (agenzia dell’Oms), pubblica da anni periodicamente monografie con le revisioni e gli aggiornamenti sulle sostanze ritenute sicuramente cancerogene e probabilmente cancerogene per l’uomo. Tali monografie rappresentano l’analisi compiuta dell’evidenza scientifica esistente e sono redatte da quella che viene ritenuta una delle fonti più autorevoli al mondo. Nel rapporto reso pubblico lo scorso 20 marzo lo Iarc ha commesso il “reato di lesa maestà”, secondo la potentissima multinazionale Monsanto. Ha cioè inserito il glifosato tra le sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo e sicuramente cancerogene per gli animali (leggi qui il comunicato stampa diffuso dallo Iarc). Il glifosato è il principio attivo dell’erbicida RoundUp (venduto in 180 paesi) prodotto dalla Monsanto e di centinaia di altri prodotti per l’agricoltura in commercio. Allora Monsanto ha dichiarato guerra attaccando lo Iarc mettendo in discussione la sua autorevolezza. L’azienda statunitense, ha dichiarato il vicepresidente Philip Miller, chiederà all’Oms di far sedere propri esperti ad un tavolo con gli uomini e i consulenti della multinazionale e le agenzie regolatorie per rimettere tutto in discussione. Emerge chiaramente l’obiettivo: pretendere di affermare ed esigere che venga riconosciuto il fatto che consulenti pagati dalle aziende o esperti di parte siedano allo stesso tavolo con scienziati dello Iarc e dell’Oms, con pari autorevolezza e pari voce in capitolo. «Mettiamo in dubbio la qualità di questa classificazione – ha affermato Miller durante una conferenza stampa – l’Oms ha qualcosa da spiegare». Secondo l’azienda, lo Iarc nella sua analisi ha ignorato gli studi che dimostravano la sicurezza del glifosato, concentrandosi su quelli che la mettevano in dubbio. Ora noi chiediamo: chi ha finanziato gli studi che ne attestano la sicurezza e chi ha finanziato gli studi che ne attestano la pericolosità? Ci sono conflitti di interesse in chi ha fatto parte di gruppi di studio o commissioni piuttosto che di altre? Sapere questo è importantissimo ai fini di un sano esercizio di senso critico.
Tra i primi a chiedere interventi c’è Aiab, Associazione italiana per l’agricoltura biologica.
«L’Italia e l’Unione Europea considerino immediatamente le misure necessarie per proteggere agricoltori e consumatori dal glifosato», ha chiesto Aiab. «Che il glifosato faccia male alla salute dell’uomo e dell’ambiente, che si accumuli nei cibi e nell’acqua, lo sappiamo da anni e da anni combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui», dichiara il presidente di Aiab Vincenzo Vizioli. «Ora – aggiunge – anche le agenzie dell’Oms indicano vari principi attivi come potenzialmente lesivi della salute in forma grave. Lo studio dello Iarc non solo riporta la probabile cancerogenicità del glifosato, ma rileva la correlazione fortissima con danni riscontrabili sul Dna umano: molti lavoratori esposti hanno sviluppato una alta vulnerabilità al linfoma non Hodgkin».
«Il governo non può ignorare l’allarme lanciato dallo Iarc. Ho presentato un’interrogazione urgente al ministro della salute e a quello delle politiche agricole chiedendo che sia immediatamente recepito il parere dello Iarc e che sia avviata subito un’istruttoria per giungere alla sospensione della distribuzione del pesticida che risulta ampiamente utilizzato nella nostra agricoltura nazionale». Lo ha affermato, in una nota, Loredana De Petris, presidente del gruppo misto e capogruppo di Sel a palazzo Madama. «Questa è la conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno – conclude la senatrice – della necessità di non consentire l’utilizzo di sementi ogm nel nostro paese dato che le stesse sono commercializzate insieme al glifosato per l’impiego congiunto in agricoltura».
Intanto anche il rapporto Ispra fa riflettere e dà l’idea di quanto urgente sia intervenire sull’avvelenamento dell’ambiente a causa dei pesticidi. «Sono 175 le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel 2012 – dice l’ultimo rapporto Ispra – in cima alla lista ci sono gli erbicidi: il loro utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con le intense precipitazioni meteoriche di inizio primavera, ne facilita la migrazione nei corpi idrici. Rispetto al passato è aumentata significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi». Nel biennio 2011-2012 sono stati esaminati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 misure analitiche. Le informazioni provengono da 19 regioni e province autonome, con una copertura del territorio nazionale incompleta, soprattutto per quanto riguarda le regioni centro-meridionali e in maniera più accentuata per le acque sotterranee. Sono stati trovati pesticidi nel 56,9% dei 1.355 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 31% dei 2.145 punti di quelle sotterranee.
http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/13661-ogm-cancro-ripubblicato-studio
OGM E CANCRO: RIPUBBLICATO LO STUDIO SHOCK SUL MAIS MONSANTO
mais ogm studio francese
Le ricerche condotte dagli scienziati francesi sulla tossicità degli Ogm riusciranno ad intimorire le multinazionali biotech? Il controverso studio francese svolto sotto la guida di Seralini è stato ripubblicato. Al centro di esso troviamo il possibile legame tra mais Ogm, esposizione agli erbicidi e rischio di cancro. Lo studio di Seralini era stato ritirato a dicembre 2013 dalla stessa rivista scientifica che lo aveva pubblicato inizialmente: Food and Chemical Toxicology. Ma gli scienziati francesi sono tornati all’attacco e hanno deciso di ripubblicare il proprio lavoro online. Lo studio ora compare sulla rivista Environmental Sciences Europe del gruppo tedesco Springer. I ricercatori francesi negano le accuse che li hanno travolti nel corso degli ultimi due anni e i dati raccolti ora sono di dominio pubblico, in modo che altri possano esaminarli. A loro parere, si è trattato di un vero e proprio episodio di censura, che non fa altro che minare il valore e la credibilità della scienza riguardo un argomento così delicato e rischioso come il legame tra tecnologia e sicurezza alimentare. Quando lo studio shock fu pubblicato per la prima volta, a settembre 2012, diede vita ad un acceso dibattito sugli Ogm. I suoi autori, guidati da Gilles-Eric-Seralini, professore dell’Università di Caen, in Normandia, sostengono che i ratti esposti al mais Ogm NK603 di Monsanto e all’erbicida Roundup, a base di glifosato, hanno sviluppato tumori alle ghiandole mammarie e malattie del fegato e dei reni. Già nel 2012 altri scienziati avevano sostenuto che lo studio fosse viziato e il loro parere non sarebbe cambiato con la sua ripubblicazione. Il mais Monsanto NK603 è stato progettato per risultare immune al diserbante Roundup allo scopo di consentire agli agricoltori di eliminare le erbacce applicando tale prodotto senza danneggiare i raccolti.
Secondo i ricercatori francesi, l’erbicida Roundup e gli Ogm resistenti ad esso devono essere considerati degli interferenti ormonali. Inoltre, a loro parere, le valutazioni scientifiche attuali per quanto riguarda Ogm e salute risultano estremamente carenti. La nuova pubblicazione dello studio permette che la scienza possa reclamare i propri diritti contro le pressioni delle multinazionali del settore, che cercano di reprimere i pareri contrari agli Ogm. A difesa del loro studio, gli scienziati francesi hanno dichiarato che si trattava del primo ad essere condotto su roditori da laboratorio per una durata pari a 2 anni, anziché ai soliti 90 giorni. L’obiettivo degli scienziati era però proprio quello di valutare la tossicità del Roundup e del mais Ogm a lungo termine. Hanno inoltre sottolineato che lo studio è stato progettato per testare la tossicità di mais Ogm e erbicida Roundup, piuttosto che per individuare le cause del cancro. Coloro che criticano la ricerca sostengono che il numero di ratti esaminati risultava troppo esiguo e che la loro dieta è stata modificata rispetto all’assunzione di cibo naturale. Inoltre, sarebbero stati utilizzati ratti molto inclini a sviluppare tumori, soprattutto in età avanzata. Seralini aveva già ribattuto in precedenza a questa critica, sottolineando di aver selezionato proprio lo stesso tipo di ratti scelti da Monsanto per testare e garantire la sicurezza dei propri prodotti Ogm. Nonostante ciò, le critiche continuano e puntano soprattutto al fatto che la ripubblicazione dello studio su una rivista open source non ne confermerebbe la validità scientifica. Si tratta di un argomento molto delicato e saranno di certo necessarie ulteriori ricerche per individuare eventuali effetti negativi degli Ogm sulla salute, ma lo studio di Seralini merita comunque di essere riconsiderato e semmai contestato non soltanto a parole, ma con nuove prove scientifiche.
Consulta qui lo studio “Long-term toxicity of a Roundup herbicide and a Roundup-tolerant genetically modified maize”.