Abbiamo bisogno di speranza e di nuove strade per la guarigione definitiva da malattie che stravolgono la vita, la distruggono e la consumano. Ci auguriamo che questa sia una valida strada per la cura dell’Alzheimer. E’ stato sperimentato un nuovo farmaco in grado di diminuire l’accumulo di proteine nel cervello, considerata la causa della malattia. Attendiamo novità e aggiornamenti riguardo la sperimentazione.
Alzheimer, farmaco fa scomparire placche al cervello in un anno
Studio preliminare ma ‘incoraggiante’,rallenta declino cognitivo
01 settembre, 14:33
Un farmaco, nei test preliminari sull’uomo, ha mostrato la capacità di diminuire la quantità di placche amiloidi, l’accumulo di proteine nel cervello che è considerata la causa dell’Alzheimer. Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista Nature, secondo cui ci sarebbero nei pazienti anche segni di rallentamento del declino cognitivo.
Il farmaco aducanumab, un anticorpo monoclonale che ‘insegna’ al sistema immunitario a riconoscere le placche, è stato testato su un gruppo di 165 persone con Alzheimer moderato, metà delle quali ha ricevuto una infusione settimanale, mentre gli altri hanno avuto un placebo. Chi ha ricevuto il principio attivo ha mostrato una progressiva riduzione delle placche, spiegano gli autori. “Dopo un anno – sottolinea Roger Nitsch dell’università di Zurigo, che definisce i risultati ‘incoraggianti’ – le placche sono quasi completamente scomparse“.
http://www.italiasalute.it/2888/CPHPC-nuovo-farmaco-sperimentale-contro-l’Alzheimer.html
CPHPC nuovo farmaco sperimentale contro l’Alzheimer
E’ stato sperimentato con successo sull’uomo un farmaco che agisce sulle placche amiloidi dei pazienti affetti da amiloidosi sistemica. L’accumulo di placche amiloidi è uno dei caratteri distintivi del morbo di Alzheimer, così come di forme avanzate di diabete di tipo II. Da ciò la speranza che per l’Alzheimer esista una via farmacologica che ne impedisca lo sviluppo. Il nuovo farmaco si chiama CPHPC ed è riuscito a eliminare la proteina amiloide sierica (Sap), che può scatenare l’Alzheimer, dal sangue di 5 pazienti malati della grave malattia neurodegenerativa che si sono sottoposti a una sperimentazione condotta dal dott.Mark Pepys e dai suoi colleghi del Royal University College Medical School di Londra. Dopo tre mesi di trattamento con CPHPC la proteina amiloide era scomparsa dal cervello dei malati di Alzheimer esaminati, che non manifestavano nessun effetto collaterale alla terapia.
Gli studiosi, che hanno pubblicato la loro piccola ricerca su “Pnas”, sono fiduciosi nei possibili sviluppi terapeutici di CPHPC, ma sono consapevoli che occorreranno altri studi su vasti campioni di malati di Alzheimer per confermare queste prime positive indicazioni. Le sperimentazioni del dott.Pepys e colleghi erano state sin qui condotte solo su animali e questo appena conclusosi è il primo trial sull’uomo della nuova molecola terapeutica. In pratica il farmaco CPHPC riuscirebbe ad impedire che il ‘componente amiloide P del siero’ leghi fra di loro le proteine amiloidi, formando composti insolubili. Dai primi dati sui pazienti emergerebbe una conferma di quanto era stato osservato negli animali: gli ‘ammassi’ di proteina amiloide vengono erosi ed aumenta la degradazione del componente amiloide nel fegato. Ciò avviene grazie alla capacità del farmaco di ‘bloccare’ i punti della molecola del componente amiloide che servono ad ‘agganciare’ le proteine amiloidi solubili, e ‘sfila via’ il componente dagli ammassi di proteina amiloide già formatisi. Se i risultati saranno confermati da altre ricerche più vaste allora l’entusiasmo del professor Pepys è giustificato: ”Come per incantesimo i composti amiloidi induriti e inattaccabili, semplicemente, scompaiono”.
Il dott.Pepys è rimasto positivamente impressionato dal fatto che CPHPC sia riuscito a eliminare la proteina amiloide dal cervello dei malati di Alzheimer che si sono volontariamente prestati alla sperimentazione del nuovo farmaco. CPHPC era stato già sperimentato sull’uomo per altre patologie e anche in quei casi si era mostrato sicuro, senza produrre effetti collaterali in chi lo assumeva. Questa molecola terapeutica ha il vantaggio, oltre alla sua tollerabilità ed efficacia, di agire in modo molto selettivo, colpendo in maniera mirata la Sap, la proteina amiloide sierica, senza danneggiare le altre cellule presenti nel sangue. I positivi risultati raggiunti stimolano i ricercatori ad avviare nuovi studi per verificare se un trattamento a lungo termine con CPHPC possa evitare il declino mentale cui vanno incontro nel tempo i malati di Alzheimer. Susanne Sorensen, responsabile ricerca dell’Alzheimer’s Society, ha dichiarato che i dati ottenuti dallo studio di Pepys e colleghi sono eccitanti, ma è ancora troppo presto per ritenere che il nuovo farmaco possa concretamente aiutare i malati di Alzheimer. Cauto ottimismo sui possibili sviluppi terapeutici di CPHPC viene espresso da Rebecca Wood, dell’Alzheimer’s Research Trust, che sottolinea come sia urgente trovare nuove cure contro l’Alzheimer e come CPHPC potrebbe essere un interessante candidato a soddisfare quest’esigenza.